giovedì 22 febbraio 2018

Il Cane. Una storia sociale dall'Antichità al Medioevo di Marco Iuffrida. In libreria per Odoya dal 1 marzo 2018



“Poiché il cane è, fra gli animali, l’aiuto più veloce per i falchi che predano e dal momento che una sola tipologia di cani è più veloce di tutte le altre – il levriero o il veltro – conviene che il cane da supporto al rapace sia di questo tipo”. Scriveva Federico II di Svevia nel suo trattatello De Arte venandi cum avibus intorno al 1260. Ma le nobili frequentazioni dei nostri amici a quattro zampe sono iniziate ben prima. Basti pensare che in una tomba datata 2650 a.C., rinvenuta in quel di Matelica, si è trovato il cane levrieroide del defunto seppellito come ausilio, anche nell’aldilà, per l’inseparabile padrone. Non è forse vero che Anubi, nell’antico Egitto, già benediceva gli iniziati con le sue fattezze per metà canine? Marco Iuffrida, forte della sua conoscenza dei testi antichi/medievali, acquisita anche alla Biblioteca Apostolica Vaticana, dedica questo svelto e dotto trattato alle origini di un rapporto che rimane da secoli invariato. L’utilitarismo che legava uomo e cane quando nelle corti la caccia era uno dei passatempi preferiti non impediva di aggiungere altre connotazioni alla frequentazione dell’animale. Carlo Magno era un fiero possessore di cani e vietò ai chierici di possederne in quanto riteneva che la vicinanza con l’animale fosse un lusso e una distrazione che non si addiceva agli uomini di Dio. Si pensi poi agli Scaligeri, così affezionati all’idea di forza e alle capacità intrinseche canine per fare un altro esempio era molto apprezzata la capacità di cacciare i lupi che vollero attribuire ai capi casata i noti nomi di Cangrande, Mastino, Cansignorio. Non erano da meno i Gonzaga, nella cui Camera degli sposi campeggiano i cani di Ludovico III, dipinti dal Mantegna. E se la tassonomia delle varie tipologie di cani da caccia aiutava a scegliere falconieri e cacciatori da epoche più remote, Michelangelo Biondo, nel  1544 (nel De canibus e Venatione Libellus) canonizza un altro canide che ben conosciamo: “Il cagnetto di lusso (De caniculo delicioso): piccolo, della lunghezza di un piede o mezzo; quando è cresciuto è più gradito se è della dimensione di un topo”.

Marco Iuffrida, storico, dottore di ricerca in Storia medievale, specializzato in biblioteconomia alla Biblioteca Apostolica Vaticana, studia da anni la storia sociale. Collabora con varie riviste e partecipa attivamente al dibattito internazionale. Diverse le sue pubblicazioni d’ambito medievistico; sul tema della simbologia animale ha scritto il saggio Cani e uomini. Una relazione nella letteratura italiana del Medioevo (2016). È inoltre l’autore del romanzo storico InChiostro (2017).

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